“Incredibile, non più di due giorni fa, lo scorso 22 marzo, nel contesto della Conferenza Nazionale sul trasporto aereo organizzata dal sottosegretario Armando Siri, l’Ad di Atlantia, Giovanni Castellucci, si è sperticato a dichiararsi novello ambientalista, affermando impudentemente – almeno così riporta Il Messaggero:
“La vera domanda che ci dobbiamo porre è: a questa grande crescita del trasporto aereo dobbiamo per forza rispondere cementificando o si può rispondere anche migliorando le infrastrutture che già ci sono?”.
Incredibile a dirsi, finalmente undici anni del Comitato FuoriPISTA non sono passati invano e le nostre buone ragioni hanno finito per convincere perfino il top manager di Atlantia, che infatti ha continuato il suo intervento confessando che “noi a Fiumicino stiamo cercando di percorrere questa seconda strada: utilizzare al meglio le infrastrutture che ci sono, magari ricostruendo meglio piuttosto che colonizzare terreno vergine” .
Sembra proprio di sentire noi del comitato FuoriPISTA che enunciamo i principi alla base del nostro Progetto Alternativo: no piste aggiuntive, più efficiente sfruttamento degli spazi all’interno dell’attuale sedime, più efficienti procedure di atterraggio e decollo: insomma, zero consumo di nuovo suolo!
Peccato che da quando presentammo il Progetto Alternativo per la prima volta, ormai 3 anni fa, né Adr, di cui Castellucci è attraverso Atlantia il padrone, né Enac, né Enav lo abbiano mai preso in considerazione, anzi lo hanno, ben conoscendolo, ignorato.
Ma non solo; la strategia di Castellucci è ben chiara: non solo non cementificare ma abbassare le tariffe (che in effetti grazie al Contratto-Convenzione di Programma con Enac, approvato da Mario Monti nel 2012, sono carissime), anche perché “altrimenti – dichiara – le compagnie aeree preferiscono investire altrove!”
Ma , ci chiediamo, qual’ è la ragione di tanta improvvisa saggezza? Ed ecco la risposta di Castellucci: “Per un investitore l’elemento fondamentale è la certezza dei contratti e la stabilità del quadro regolatorio”, detto altrimenti, ma questo lo fa scrivere al giornalista del Messaggero: “contratti e concessioni in essere non si toccano. Come dire: non bisogna cambiare le normative in corsa o stravolgere i patti sottoscritti”.
Evidentemente lo preoccupano non poco le voci che circolano, secondo le quali il Mit intende rivedere o addirittura revocare le concessioni autostradali e non solo, a seguito del crollo del Ponte Morandi di quest’estate. Questo tragico avvenimento ha determinato nell’opinione pubblica e, forse, nella classe politica italiana, finalmente, la consapevolezza che l’attuale meccanismo delle concessioni di beni pubblici, come autostrade e aeroporti, produce benefici economici smisurati ad Autostrade per l’Italia ed Aeroporti di Roma, ambedue società facenti riferimento ai Benetton, appartenenti ad Atlantia e di cui Castelluci è Ad, mentre d’altra parte non garantisce al pubblico condizioni minime di qualità e sicurezza.
Ma alla fine: come nelle favole anche quella del raddoppio di Fiumicino finisce bene per tutti: il cattivo – Adr (Aeroporti di Roma, Società del gruppo Atlantia) – diventa buono e viene ricompensato con il mantenimento di una lucrosa concessione; il buono – il Mit, Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti – ferma il devastante progetto di raddoppio dell’aeroporto di Fiumicino e forse incassa, letteralmente, l’ingresso dell’ex cattivo in Alitalia …
A pensare male, si sa … ma verificare la buona fede di Castellucci è molto semplice: basta che Adr chieda di rivedere il Contratto-Convenzione di Programma in essere, cancellando almeno la parte che stabilisce opere e cronoprogramma del Raddoppio dell’aeroporto, altrimenti noto come Fiumicino Nord.
Suggeriamo una prima e concreta mossa all’Ad di Atlantia: ritiri immediatamente il Masterplan al 2030 depositato per l’ottenimento della Via, Progetto che prevede proprio di “cementificare terreno vergine” con nuove piste, nuova aerostazione, strade, allacci autostradali, nuove canalizzazioni ecc. ecc…
Alle favole, noi del Comitato FuoriPISTA, non ci abbiamo mai creduto
Comitato FuoriPISTA