Diffusosi in tutta Italia, dal suo arrivo sulla nostra costa ha seminato distruzione un po’ ovunque arrecando gravi danni anche al patrimonio arboreo di Fregene e Maccarese; tra piante essiccate ancora in piedi e quelle abbattute, non è azzardato parlare di centinaia di esemplari sul litorale romano. L’impegno però non è risultato vano, e ora, annuncia Enzo Paglialunga “anche le palme che sono state attaccate possono avere buone possibilità di essere salvate”. L’importante, aggiunge subito Enzo, è che “si intervenga in tempo utile, appena cioè la chioma riveli un aspetto sofferente”. Se così è, l’intervento dei tecnici specializzati con trattamenti endoterapici e irrorazioni della chioma oggi è in grado di debellare l’attacco e salvare la pianta. “Prima d’ora – spiega Enzo – l’unica cura possibile era la prevenzione in quanto, una volta penetrato nel fusto, le probabilità di salvezza dal parassita erano minime se non nulle. La scoperta di questi trattamenti è quindi un grande passo in avanti. Attenzione, però, la prevenzione rimane sempre la cura migliore”.
2009-08-18