Venerdì scorso, una squadra di una ditta incaricata dalla Telecom ha provveduto al ripristino del marciapiede di viale Castellammare angolo via Numana.  Tutto bene quel che finisce bene, ma rimane comunque il mistero sul perché sia servita un’attesa di oltre quattro mesi per vedere sistemato uno scavo rimasto aperto per tutta l’estate senza che nel frattempo sia stato eseguito nessun altro intervento che ne giustificasse la presenza. “Purtroppo sono cose che capitano – spiega un operaio al lavoro – gli interventi sono sempre molti e può succedere che un ordine di ripristino rimanga inevaso anche solo per un disguido. Noi abbiamo ricevuto l’incarico solo qualche giorno fa, giusto il tempo di rifornirci del materiale adatto e siamo intervenuti”. In questo caso il lavoro è stato assegnato a una squadra competente, in grado cioè di eseguire un lavoro di “mosaico” nella sistemazione dei blocchetti di porfido simile al disegno originale, così da garantire un rispristino del marciapiede che lasci poche tracce dell’intervento, al contrario di quanto è stato fatto tempo addietro per uno scavo a poca distanza, dove l’uso massiccio di cemento e una sistemazione approssimativa dei blocchetti ha lasciato il marciapiede in condizioni pessime. Lo notano per primi gli stessi operai, che non abbozzano neanche una difesa d’ufficio e ammettono candidamente: “è una schifezza”. Ma com’è possibile, allora, che ci siano squadre attente al lavoro e altre a cui interessa solo sbrigarsi? “Le ditte che lavorano in subappalto sono molte – spiegano ancora –  e ognuna lavora a modo suo, Comune e Polizia locale, però, sia a fine ma anche durante i lavori hanno il diritto di poter contestare l’esecuzione e richiedere un corretto ripristino, ovviamente entro un periodo di tempo massimo dopo conclusione dell’intervento”.
Se invece nessuno controlla, e quando necessario contesta, la toppa finisce per essere peggio del buco, come purtroppo è già successo in diversi punti dei marciapiedi di viale Castellammare.

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