di Gianmarco Papi
Nella notte tra mercoledì 23 e giovedì 24 agosto un treno partito dalla stazione di Roma Termini in direzione Civitavecchia è giunto alla stazione di Maccarese alle ore 1.30 di notte circa. A causare questo ritardo significativo è stato un incidente nella stazione di Roma Casilina sulla tratta Roma – Napoli che ha congelato dapprima e fortemente rallentato successivamente la circolazione dei treni in tutta la zona compresa tra le due città.
Quando i passeggeri del treno regionale sono giunti a Maccarese hanno trovato ad aspettarli un’amara sorpresa: le uscite della stazione erano già state chiuse. Via dei Tre Denari non poteva essere raggiunta a causa del cancello situato alla fine del sottopassaggio mentre l’edificio principale della stazione era stato anch’esso sigillato a chiave.
Il problema può apparire di scarsa entità, soprattutto conoscendo l’esito della vicenda. Dei nove passeggeri bloccati alla stazione, chi in maniera rocambolesca, chi in maniera più elegante, tutti sono riusciti a raggiungere le proprie vetture e a tornare a casa con il solo incomodo di aver atteso a notte fonda che dei soccorsi sollecitati ma mai giunti intervenissero al fine di terminare l’attesa. Ciononostante, bisogna sottolineare con una certa urgenza la gravità di questo incidente che, in situazioni diverse, avrebbe potuto avere delle conseguenze meno rosee.
È lecito supporre che la stazione venga chiusa dopo il transito dell’ultimo treno del giorno, il quale indicativamente sosta a Maccarese per mezzanotte, al fine di impedire che la stazione divenga una meta di vandali e individui animati di pessime intenzioni. Eppure, la mancanza di comunicazione mostrata dagli addetti delle ferrovie e del personale stupisce.
A fronte di una situazione d’emergenza, come può essere l’investimento di una persona sui binari, è più che sensato aspettarsi ritardi e cancellazioni. Tali ritardi è naturale che influenzino l’attività delle ferrovie nel loro complesso e che necessitino di un’attenta supervisione per evitare che, come accaduto nella notte tra il 23 e il 24, dei passeggeri già provati dagli inevitabili disservizi si trovino a dover fare i conti con una stazione deserta e sigillata, incapaci di tornare a casa.
In mancanza di gravi problemi tecnici, il tabellone digitale degli arrivi e delle partenze funzionava perfettamente e il treno in questione era correttamente segnalato come in transito sebbene in forte ritardo, e in presenza del personale a bordo dei treni così come nelle singole stazioni, risulta difficile immaginare quale processo decisionale abbia condotto all’esito di questa storia.
A colorire questo quadro già bizzarro interviene la lentezza e farraginosità dei servizi d’emergenza che, una volta sollecitati, hanno sostanzialmente atteso che il problema si risolvesse da sé lasciandolo nelle mani delle persone coinvolte. Se l’emergenza fosse stata più grave cosa sarebbe accaduto? È facile immaginare la presenza di minori non accompagnati, di bambini piccoli potenzialmente spaventati e di individui con necessità speciali o specifiche. Come si sarebbero dovuti comportare di fronte alla mancanza di referenti, aiuti o protocolli da seguire in caso di emergenza? Come giustificare qualunque esito negativo agli occhi della popolazione, giustamente colpita dall’evenienza di rimanere bloccata, di notte, sul suolo pubblico e in condizione di sostanziale impotenza?
Le scuse di RFI
E’ stato chiarito nei giorni successivi che RFI per evitare intrusioni all’interno della stazione, ci sono stati gravi episodi nelle settimane scorse, ha deciso di chiudere la notte tra l’arrivo dell’ultimo treno e la partenza al mattino del primo. E’ grave comunque la mancata comunicazione tra RFI e Trenitalia sul ritardo dei treni. Dall’ufficio responsabile degli edifici delle stazioni, Sandra Felici, del Comitato Pendolari Litorale nord e delegata per la FL5 per l’Osservatorio Regionale sui Trasporti, si è accertata della mancata comunicazione della chiusura: “Si sono scusati del grave disagio – ha spiegato Sandra Felici – provvederanno ad affiggere gli orari di apertura e chiusura e su mia espressa richiesta e anche a fornire un contatto per eventuali altri disguidi. Spero che non succeda mai più, ma nell’eventualità abbiamo ora un contatto”.