È impressionante come la nostra memoria sia in grado di richiamare alla mente infiniti dettagli, anche dopo tanti anni. Questa peculiarità salta all’occhio già dopo poche pagine leggendo “Uno di loro” (Aletti Editore), il libro a firma di Mario Biolcati, pubblicato postumo dal figlio Gianfranco lo scorso mese di giugno.
Abbiamo ricordato recentemente questa nota personalità del territorio più volte, dopo la decisione della Maccarese di dedicare proprio a Biolcati un nuovo parco a Fregene, accanto all’ingresso dell’Oasi di Macchiagrande del Wwf. Una dedica fatta a ragione perché Mario Biolcati ha segnato la storia di Maccarese, sin dall’inizio degli anni 60 quando si trasferì per lavoro dalla provincia Ravenna, dove era nato, a Roma.
Fortemente legato alla sua famiglia, all’amata moglie Luciana e ai due figli, tutti a Maccarese lo ricordano come un uomo serio, riservato, affidabile, di poche parole ma di fatti concreti. Soprattutto viene sempre menzionato come esempio di educazione e autocontrollo, virtù che aveva imparato durante la Seconda Guerra Mondiale in un campo di lavoro in Polonia. Proprio questo è il tema del suo libro, un testo denso e drammatico intriso di realismo ma anche di speranza.
“Mio padre parlava spesso della sua prigionia in Prussia. La memoria di quella terribile esperienza – racconta il figlio Gianfranco – lo ha accompagnato quotidianamente per tutta la sua vita. A volte in famiglia lo prendevamo bonariamente in giro per questa sua mania di ricordare continuamente gli eventi che aveva vissuto durante la prigionia”.
Finché, a distanza di 30 anni dalla fine della guerra, Mario decise di mettere per iscritto le sue memorie su quei 16 mesi, forse i più drammatici della sua vita. Il dattiloscritto allora fu fotocopiato per familiari e amici, poi lasciato nel cassetto fino a qualche mese fa.
Un racconto sotto forma di diario, dove mese per mese l’autore descrive con precisione e intensità le condizioni disumane con cui fu deportato solo diciottenne dai tedeschi, ma anche il periodo trascorso presso una famiglia polacca dove accudiva il bestiame, cibandosi spesso di sole bucce di patate. Infine il drammatico viaggio di ritorno a casa alla fine della guerra, quando i russi lo rimpatriarono facendogli attraversare, per alcuni tratti anche a piedi, l’Ucraina, la Romania, la Bulgaria fino alla Grecia da cui s’imbarcò per il rientro in patria.
Questa insolita opera editoriale è dedicata ai sette milioni e mezzo di deportati della Seconda Guerra Mondiale, perché Mario Biolcati fu appunto “uno di loro”.
Il libro si può acquistare presso “Mille Cose” in via Cervia n. 40 oppure è possibile ordinarlo online sul sito ibs.it o amazon.it.
2017-09-06